Pontiac su Rockit

Intervista e recensione di Sara Scheggia

Rockit, rivista on-line di musica italiana tra le più seguite e quotate, ha pubblicato una lunga intervista a Wu Ming 2, Paul Pieretto e Stefano Pilia.
Ne riportiamo un breve stralcio.

Non vi sorprende il successo dei reading, che presuppongono una fruizione più complessa (rispetto a un concerto)?

Paul Pieretto: Con Pontiac abbiamo esordito ad Italia Wave dell’anno scorso. Effettivamente sorprende che tanta gente riesca e voglia seguire con tanta attenzione, forse perché sono abituato all’approccio da concerto rock: prendo una birra, ascolto le canzoni, faccio due chiacchiere. Questo tipo di spettacolo è diverso, e molta gente lo concepisce come se si fosse a teatro, dove vai con l’intenzione di stare attento, non con l’idea di passare una serata ascoltando musica.

W: Dal vivo ci sono dei piccoli intermezzi in cui faccio dei collegamenti, proprio perché a casa magari hai il testo sotto, ascolti e leggi con calma. Dal vivo un piccolo riassunto lo devi prevedere. Però è vero, l’attenzione del pubblico c’è, anche se locali normalmente votati a concerti, anche indie, fanno fatica a proporre questo tipo di spettacoli, ed è comprensibile. Quindi i reading girano più per festival, o rassegne.

E i musicisti cosa dicono? Come avete lavorato?

P: Prima ancora di leggere i racconti abbiamo preso riferimenti di suoni e musiche di un certo stile, principalmente musica cajun, una sorta di precountry che si è sviluppato tra l’attuale Canada e gli USA. Siamo partiti da alcuni temi ispirati dalle letture, arrivate mentre eravamo in sala prove: i primi li ha scritti Egle, un altro Stefano, un pezzo da una base elettronica l’ho scritto io. Ognuno di noi portava le proprie sensazioni a livello di struttura base, poi insieme cercavamo di incastrare tutto al meglio. E’ qualcosa di simile a quello che fanno gli Offlaga Disco Pax, ma non così smaccatamente canzone: c’è un filo logico di narrazione, a metà tra la canzone vera e propria e il reading classico che si abbozza nel giro di due prove. Ci sono voluti 3 mesi di lavoro, e anche se alcuni pezzi sembrano improvvisati, in realtà sono ben strutturati, con precisi cambi o culmini.


Qui l'intervista completa.
Qui invece la recensione dell'audiolibro.



17.06.08 · in recensioni